Nessun’altra vita in cambio – Recensioni
Nessun’altra vita in cambio
“Un’infanzia trascorsa nel lungo e stretto corridoio di casa, tra partite di basket con canestri immaginari, odore di pesci gatto e ambigui gesti d’affetto.
Un bambino nato in via San Felice, che diventa ragazzo a Porta Mascarella per ritrovarsi adulto a Casalecchio di Reno. La sua anima cresce tra mani che sfiorano, toccano, picchiano e braccia che amano, prendono e possiedono.
A osservarlo crescere il clown del quadro appeso sulla linea di simmetria del primo appartamento, che lo segue anche nella sua camera di adolescente dopo il trasloco che segna la fine del matrimonio tra i suoi genitori. Arrivando a riconoscersi, egli stesso, in quel pagliaccio dal naso rosso che incute timore alle sue figlie.”
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Assolutamente consigliato!
È la vita di Arma, dall'infanzia all'età adulta avanzata.
La sua vita, come quella di molti altri, coi suoi momenti alti e suoi momenti bassi. Si affrontano temi durissimi come la separazione dei genitori, la pedofilia, la depressione, la forza di riuscire a sostenere sempre il migliore amico (anche nonostante la malattia).
Il messaggio che emerge per me è estremamente chiaro, di fronte a qualsiasi avversità che ti può capitare è fondamentale non mollare mai la presa e trovare sempre il modo per rialzarsi; a maggior ragione anche nei momenti in cui si arriva a toccare il fondo (come un pugile KO) ed è altrettanto importante trovare e accettare l'aiuto di persone che sono lì apposta per tenderti la mano e starti vicino. Noi non siamo mai soli e abbiamo tutti gli strumenti per farcela perché non vogliamo NESSUN' ALTRA VITA IN CAMBIO...
I tre aggettivi che attibuirei a questo libro sono: Potente, Emozionante e Attuale.
I miei migliori complimenti all'autore.
Ripeto, assolutamente consigliato!
Mi ha presa fin dalle prime pagine divertendomi con la descrizione della relazione terapeutica con lo psichiatra.
Ironia mescolata a sofferenza. Precisione ed esagerazione mi sono sembrati buoni ingredienti. Voglia di leggere. Una bella sorpresa, visto che leggo sempre meno. Poi la realtà si è rivelata ed era lei ad essere esagerata ,insopportabile, inguardabile, inaccettabile eppure vera. Non si scappa, nè modifica , ci vogliono parole tante parole per dirla e bisogna anche ripeterle e più volte. Avrei voluto sintesi , pagine più asciutte, ma ci sono verità così velenose che si infilano dappertutto e non si riesce a trovare antidoti per strapparle dalla carne dell' anima. Tutto è pervaso. Nulla si salva eppure la lotta è accesa, la voglia di vivere di amare, di capire gridano forte.
Scrivere per sopravvivere a mostri che ci abitano.
Che sono dentro. Che sono fuori. E hanno addirittura un volto amico. Difficile, forse impossibile salvarsi, eppure una spinta alla luce, a uscire dalle tenebre non cessa mai. Capire, svelare, incontrare il dolore incarnato, i carnefici e le vittime vicine , cosí vicine da non riuscire a vederle. Fino alla fine... E chi legge spera che giunga infine non una tregua, non un armistizio, ma una vera pace, che ciò che è stato violato venga trasformato e curato con l' oro, come nell' arte giapponese del kintsugy.
Un viaggio nell’inconscio e nel vissuto . Le abbondanti serie di metafore, similitudini e suggestioni anche visive mi hanno fatto perdere il filo un paio di volte, ma conferiscono spessore alla storia. In particolare ho divorato gli ultimi capitoli !
Nella storia sono entrato, ho visto i luoghi, le cose, le persone. Nel racconto, atmosfere e scenari affiorano, si compongono, i sentimenti e le emozioni che li attraversano a me sono arrivati.
Dalla storia mi sono allontanato quando la riflessione prolifera sulla narrazione, in modo per me a tal punto sovrabbondante da soverchiarla, senza germinare idee, sensazioni, capaci di riconnettermi ad essa, di tenermi lì e proiettarmi altrove nello stesso tempo.
Molte le parole deformate oltre il limite del loro spazio semantico, altre difficili, ricercate, tutte a costruire interminabili successioni di metafore e similitudini arditissime, fortemente affettate.
Forse gridano, quelle parole così manipolate, la compiaciuta disperazione (… perdonerai, ti seguo) di non riuscire a raccontare l’irraccontabile, ad esprimere l’inesprimibile.
Non credo sia così. Il racconto c’è, parla, comunica, induce riflessioni. Fossi in te proverei ad uscire da questa giocosa dinamica.
Sono 64 gli anni che ho passato, leggendo il tuo libro li ho rivissuti in un fulmine , mentre leggevo ho rivissuto tutti i miei momenti importanti e finito il libro ero completamente frullato… contento di averli ricordati… complimenti per il tuo modo di scrivere nei minimi dettagli… mi hai stupito ancora una volta … un abbraccio… e pronto per rileggerti in un altro libro … grazie.